AMBIENTE, CINEMA & GREEN DROP

Secondo il critico e cineasta Bertrand Tavernier il primo film ecologista della storia fu girato dai fratelli Lumiere nel 1899, riprendendo gli incendi dei pozzi petroliferi a Baku, in Azerbaigian: Puits de pétrole à Bakou. Vue d’ensemble. Quegli stessi luoghi sarebbero stati almeno altre due volte protagonisti del cinema: nel 1942 in un film bellico di Fritz Kirchhoff, Scalo a Baku, e nel 1999 in The World is Not Enough, diciannovesimo film della saga di 007.

I Lumiere impressionarono sulla pellicola immagini del tutto simili a quelle che, quasi un secolo dopo, Werner Herzog, avrebbe immortalato in Apocalisse nel deserto, documentando la tragedia umana e ambientale dei pozzi fiammeggianti della guerra in Iraq.

Il genere, come tale, ha cominciato a prendere coscienza di sé dagli anni ’80 in poi, con film come Gorilla nella nebbia, ma ha assunto consistenza di pubblico solo nei primi anni del Duemila, grazie soprattutto a  registi come Roland Emmerich (L’alba del giorno dopo, 2012, ecc.) e ancora più recentemente anche in Italia con Siccità (2022) di Paolo Virzì.

D’altronde il nostro cinema non è mai stato sordo ai problemi della crisi dello sviluppo, interpretando la storia dell’ambiente e della crisi ecologica attraverso grandi autori come Giuseppe De Santis (Uomini e lupi, 1957), Franco Rosi (Le mani sulla città, 1963), Ermanno Olmi (Il segreto del bosco vecchio, 1993) o Matteo Garrone (Gomorra, 2008).

Ad un’analisi più accurata, ci si accorge che i temi dell’ambiente e dell’ecologia, come dimostra l’esempio dei Lumière, si affacciano da subito nell’immaginario cinematografico.

Attraverso il cinema, i suoi autori e i suoi divi, che sempre di più condividono gli ideali e l’urgenza di risolvere la crisi ambientale, da diversi anni Green Cross è impegnata in azioni di sensibilizzazione e di aiuto concreto in numerose aree del pianeta.

In particolare, ogni anno, a Los Angeles, in occasione della cerimonia della consegna dei premi Oscar, Green Cross (conosciuta negli Usa anche come Global Green) organizza una “Cerimonia pre-Oscar”, dove grazie alla presenza dei divi del cinema può raccogliere fondi ed esercitare, grazie alla loro testimonianza sui media, una forte azione di sensibilizzazione sui temi dell’ambiente.

Dal 2012 anche la Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, grazie all’impegno di Green Cross Italia, si tinge di verde con il premio Green Drop Award e con le iniziative ad esso legate.

Il premio Green Drop Award, che gode ogni anno del riconoscimento ufficiale della Biennale di Venezia, è assegnato al film, fra quelli in gara nella selezione ufficiale della Mostra, che “meglio abbia interpretato i valori dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla conservazione del Pianeta e dei suoi ecosistemi per le generazioni future, agli stili di vita e alla cooperazione fra i popoli”.

La Giuria è composta da personalità del mondo dello spettacolo, della cultura, delle istituzioni, del volontariato o della scienza che si sono distinte per il loro impegno ecologista e per la pace fra i popoli. Fra i nomi storici del nostro cinema che hanno sostenuto questa iniziativa Claudia Cardinale, Ermanno Olmi, Franco Rosi, Claudia Gerini e moltissimi altri.

Il trofeo Green Drop, soffiato dal maestro vetraio Simone Cenedese di Murano, rappresenta una goccia d’acqua al cui interno trova posto un campione di terra che ogni anno proviene da un luogo significativo del Pianeta. Negli anni abbiamo avuto la terra del Monte Ararat, dal Senegal, da Rio de Janeiro (per i 30 anni dalla Conferenza su Ambiente e sviluppo) dal Bosco di S. Francesco in occasione dell’enciclica “Laudato si'”, ecc.